EUROPA E ISLAM NELLA
STORIA
Alcuni
giorni fa, passeggiando per Roma, ho avuto modo di provare una di quelle
esperienze insolite che si provano quando si
lascia a casa l’automobile e si utilizzano le proprie gambe per
muoversi: ho notato un qualcosa di cui non mi ero accorto prima.
E’
proprio questo il bello delle passeggiate: accorgersi dei particolari, trovare
delle diversità nei paesaggi apparentemente noti e conosciuti. Sfrutterò questo mio spazio per elaborare un ragionamento nato proprio dall’osservazione
del paesaggio urbano. Un ragionamento che, brevemente, ci porterà indietro nel
tempo di oltre 1300 anni.
L’evento
scatenante è stato l’aver notato ai
piedi della statua equestre di Skanderbeg , in piazza Albania, un’iscrizione
recitante:
A
GIORGIO CASTRIOTA SCANDERBEG.
ROMA
RICORDA IL V CENTENARIO DELLA MORTE
DI GIORGIO CASTRIOTA SCANDERBEG
IMPAVIDO DIFENSORE DELLA CIVILTÀ OCCIDENTALE
+S.P.Q.R MCMLXVIII”
DI GIORGIO CASTRIOTA SCANDERBEG
IMPAVIDO DIFENSORE DELLA CIVILTÀ OCCIDENTALE
+S.P.Q.R MCMLXVIII”
Per chi non conoscesse il personaggio in questione,
lo introduciamo volentieri, per poi continuare con il nostro ragionamento.
SKANDERBERG (O SCANDERBEG)
Gjergj Kastrioti Skënderbeu, in Albanese, era il figlio del principe di Kruje una città
nel nord dell’Albania. Tra la fine del XIV secolo e l’inizio del XV le forze
ottomane (islamiche) iniziarono l’invasione dei balcani. Negli anni successivi
alcuni signori locali, tra i quali Gjon Kastrioti, padre di Gjergi
, organizzarono la ribellione contro gli invasori. Il sultano Murad II debellò
detta ribellione e fece prigionieri i figli del principe.
Giorgio
crebbe alla corte del sultano ottomano e venne educato dai Turchi, al punto da
iniziare a combattere per loro, dimostrandosi un valente condottiero. I Turchi
lo chiamarono Iskender (l’Alessandro) Bey (signore). Dal 1443 inizio una seconda conversione del
condottiero che decise di non
combattere più per i Turchi e divenne il paladino della causa Albanese,
riconquistando Kruje e rioccupando parte delle fortezze in mano agli islamici.
Nei ventiquattro anni successivi l’eroe
Albanese respinse tutti i contrattacchi Ottomani, fino a morire di malaria agli
inizi del 1468. Dopo la sua morte l’Albania
cadde in mani mussulmane, ma fino a che Skanderbeg fu in vita rappresentò un
vero e proprio baluardo all’espansione Ottomana che minacciava seriamente gli
interessi degli stati cristiani più
potenti interponendosi tra loro ed i mercati orientali. Più che difensore della civiltà occidentale
si potrebbe definire un difensore degli interessi commerciali di Venezia, e di quelli “territoriali” dei Tràstamara. In
fin dei conti le coste pugliesi erano (e sono) ad appena 60 miglia da quelle
Albanesi e non sarebbe stato facile per Ferdinando I d’Aragona (dinastia dei
Tràstamara, appunto), poter resistere alle forze Ottomane, qualora queste
fossero sbarcate nella penisola. Per la cronaca occorre sottolineare che se in
puglia il cognome Castriotta è ancora
molto diffuso, si deve alle donazioni dei feudi di Trani, Monte Sant’Angelo e
San Giovanni Rotondo che Ferdinando I concesse al patriota Albanese.
MA FU VERO PERICOLO?
La Storia dei se non è un esercizio intellettuale
che rende giustizia alla materia.
Provare ad immaginare uno scenario di Italia islamizzata non è l’argomento
che intendiamo affrontare in questo articolo. Il ragionamento sul quale ci siamo soffermati riguarda il fondamento o meno
dell’enfasi retorica dell’ iscrizione; a
nostro parere “un tantino eccessiva”, anche considerando che nel 1968 si
sarebbe potuta elaborare una visione storica un po’ più obiettiva.
Facciamo un salto indietro di 1300 anni. Per la precisione 1301 anni. E ci occupiamo dell’invasione Araba della penisola spagnola.
Facciamo un salto indietro di 1300 anni. Per la precisione 1301 anni. E ci occupiamo dell’invasione Araba della penisola spagnola.
“Nel 711, dopo aver attraversato lo stretto di
Gibilterra, un contingente di soldati berberi alla guida del generale
Tarik-Ibm-Ziyad liquidano, nella battaglia di Guadalete, il fragile regno
visigoto e senza praticamente trovare ostacoli, occupano quasi l’intera
penisola iberica arrivando a Narbona e Bordeaux”[i]
Da quel momento in poi le forze arabe arriveranno
ad occupare e controllare un territorio vastissimo che si stendeva dalla costa
del mediterraneo fino alla valle del Duero.Tale limite settentrionale costituì una frontiera che venne rosicchiata
molto lentamente dai regni Cristiano-spagnoli in un processo, denominato “Reconquista”,
che terminò nel gennaio del 1492 con la presa di Granada. Nessun eroe esterno giunse in aiuto del
decadente regno visigoto e, nonostante il lungo periodo di dominazione
islamica, la Spagna si caratterizzò nei secoli successivi come una nazione di
spiccato orientamento cattolico, fino ad assumere degli atteggiamenti “fondamentalisti”
dal regno di Filippo II d’asburgo, fino al cambio di dinastia causato dalla
guerra di successione spagnola.
L’esempio spagnolo sembra essere paradigmatico di
come la Storia sappia produrre i propri “anticorpi” e, tralasciando il giudizio
di merito su quanto la civiltà araba di Spagna sia stata più avanzata e più
sofisticata dei coevi regni cristiani (matematica, medicina, architettura e la
cultura in genere vissero uno sviluppo prodigioso, poi cancellato dall’oscurantismo
dei cattolicissimi Ferdinando e Isabella), e senza considerare che sia l’espulsione
degli Ebrei nel 1492, sia quella dei Moriscos nel 1600 (nonostante la
conversione forzata del secolo precedente), causarono danni incalcolabili all’economia
del regno prima e dell’ impero poi, si comprende come la visione strettamente
deterministica (causa invasione islamica, effetto fine della civiltà
occidentale e cristiana) sia una forzatura politica profondamente errata in
quanto antistorica.
In parallelo anche la celebrazione della battaglia
di Poitiers , del 732, ci sembra eccessiva. Lo scenario storico-politico è il
medesimo dell’invasione della Spagna. Sono passati appena 21 anni dallo sbarco
dei berberi, quando un’incursione delle forze mussulmane viene bloccata dalle
forze di Carlo Martello (il nonno di Carlo Magno). Anche in questo caso non è
dimostrabile che in caso di invasione araba delle terre dei Merovingi, la
dominazione islamica sarebbe potuta durare fino ai nostri giorni e che, soprattutto,
in presenza di una religione strutturata e capillarmente presente sul
territorio come quella cristiana, non vi sarebbe stata produzione di “anticorpi”
tale da respingere o da esprimere una sintesi religioso-culturale. Sintesi che
sarebbe comunque stata possibile in presenza di dominatori arabi, ma che invece
non è mai stata espressa quando il potere politico è stato in mano ai
cristiani.
Da quanto si apprende dalla Storia, quindi, è stata
più spesso la civiltà occidentale e cristiana a minacciare quella
orientale-islamica, che non viceversa.
[i] Manuel
Vaquero Pineiro – Fra cristiani e musulmani, economie e territori nella Spagna
medievale –B. Mondadori 2008