domenica 13 maggio 2012

EUROPA E ISLAM NELLA STORIA

STORIA E POLITICA


EUROPA E ISLAM NELLA STORIA

 di Fabio Bertinetti



Alcuni giorni fa, passeggiando per Roma, ho avuto modo di provare una di quelle esperienze insolite che si provano quando si  lascia a casa l’automobile e si utilizzano le proprie gambe per muoversi: ho notato un qualcosa di cui non mi ero accorto prima.

E’ proprio questo il bello delle passeggiate: accorgersi dei particolari, trovare delle diversità nei paesaggi apparentemente noti e conosciuti.   Sfrutterò questo mio spazio per  elaborare un ragionamento nato proprio dall’osservazione del paesaggio urbano. Un ragionamento che, brevemente, ci porterà indietro nel tempo di oltre 1300 anni.

L’evento scatenante è stato l’aver notato  ai piedi della statua equestre di Skanderbeg , in piazza Albania, un’iscrizione recitante:

A GIORGIO CASTRIOTA SCANDERBEG.

ROMA RICORDA IL V CENTENARIO DELLA MORTE
DI GIORGIO CASTRIOTA SCANDERBEG
IMPAVIDO DIFENSORE DELLA CIVILTÀ OCCIDENTALE
+S.P.Q.R MCMLXVIII”

Per chi non conoscesse il personaggio in questione, lo introduciamo volentieri, per poi continuare con il nostro ragionamento.

SKANDERBERG (O SCANDERBEG)

Gjergj Kastrioti Skënderbeu, in Albanese,  era il figlio del principe di Kruje una città nel nord dell’Albania. Tra la fine del XIV secolo e l’inizio del XV le forze ottomane (islamiche) iniziarono l’invasione dei balcani. Negli anni successivi alcuni signori locali, tra i quali  Gjon Kastrioti, padre di Gjergi , organizzarono la ribellione contro gli invasori. Il sultano Murad II debellò detta ribellione e fece prigionieri i figli del principe.

Giorgio crebbe alla corte del sultano ottomano e venne educato dai Turchi, al punto da iniziare a combattere per loro, dimostrandosi un valente condottiero. I Turchi lo chiamarono Iskender (l’Alessandro) Bey (signore).   Dal 1443 inizio una seconda conversione del condottiero che decise di non combattere più per i Turchi e divenne il paladino della causa Albanese, riconquistando Kruje e rioccupando parte delle fortezze in mano agli islamici. Nei ventiquattro anni successivi  l’eroe Albanese respinse tutti i contrattacchi Ottomani, fino a morire di malaria agli inizi del 1468.  Dopo la sua morte l’Albania cadde in mani mussulmane, ma fino a che Skanderbeg fu in vita rappresentò un vero e proprio baluardo all’espansione Ottomana che minacciava seriamente gli interessi  degli stati cristiani più potenti interponendosi tra loro ed i mercati orientali.  Più che difensore della civiltà occidentale si potrebbe definire un difensore degli interessi commerciali di Venezia,  e di quelli “territoriali” dei Tràstamara. In fin dei conti le coste pugliesi erano (e sono) ad appena 60 miglia da quelle Albanesi e non sarebbe stato facile per Ferdinando I d’Aragona (dinastia dei Tràstamara, appunto), poter resistere alle forze Ottomane, qualora queste fossero sbarcate nella penisola. Per la cronaca occorre sottolineare che se in puglia  il cognome Castriotta è ancora molto diffuso, si deve alle donazioni dei feudi di Trani, Monte Sant’Angelo e San Giovanni Rotondo che Ferdinando I concesse al patriota Albanese.


MA FU VERO PERICOLO?

La Storia dei se non è un esercizio intellettuale che rende giustizia alla materia.  Provare ad immaginare uno scenario di Italia islamizzata non è l’argomento che intendiamo affrontare in questo articolo. Il ragionamento sul quale ci  siamo soffermati riguarda il fondamento o meno dell’enfasi retorica dell’ iscrizione;  a nostro parere “un tantino eccessiva”, anche considerando che nel 1968 si sarebbe potuta elaborare una visione storica un po’ più obiettiva.

Facciamo un salto indietro di 1300 anni. Per la precisione 1301 anni.  E ci occupiamo dell’invasione Araba della penisola spagnola.

“Nel 711, dopo aver attraversato lo stretto di Gibilterra, un contingente di soldati berberi alla guida del generale Tarik-Ibm-Ziyad liquidano, nella battaglia di Guadalete, il fragile regno visigoto e senza praticamente trovare ostacoli, occupano quasi l’intera penisola iberica arrivando a Narbona e Bordeaux”[i]

Da quel momento in poi le forze arabe arriveranno ad occupare e controllare un territorio vastissimo che si stendeva dalla costa del mediterraneo fino alla valle del Duero.Tale limite settentrionale  costituì una frontiera che venne rosicchiata molto lentamente dai regni Cristiano-spagnoli in un processo, denominato “Reconquista”, che terminò nel gennaio del 1492 con la presa di Granada.  Nessun eroe esterno giunse in aiuto del decadente regno visigoto e, nonostante il lungo periodo di dominazione islamica, la Spagna si caratterizzò nei secoli successivi come una nazione di spiccato orientamento cattolico, fino ad assumere degli atteggiamenti “fondamentalisti” dal regno di Filippo II d’asburgo, fino al cambio di dinastia causato dalla guerra di successione spagnola.

L’esempio spagnolo sembra essere paradigmatico di come la Storia sappia produrre i propri “anticorpi” e, tralasciando il giudizio di merito su quanto la civiltà araba di Spagna sia stata più avanzata e più sofisticata dei coevi regni cristiani (matematica, medicina, architettura e la cultura in genere vissero uno sviluppo prodigioso, poi cancellato dall’oscurantismo dei cattolicissimi Ferdinando e Isabella), e senza considerare che sia l’espulsione degli Ebrei nel 1492, sia quella dei Moriscos nel 1600 (nonostante la conversione forzata del secolo precedente), causarono danni incalcolabili all’economia del regno prima e dell’ impero poi, si comprende come la visione strettamente deterministica (causa invasione islamica, effetto fine della civiltà occidentale e cristiana) sia una forzatura politica profondamente errata in quanto antistorica.

In parallelo anche la celebrazione della battaglia di Poitiers , del 732, ci sembra eccessiva. Lo scenario storico-politico è il medesimo dell’invasione della Spagna. Sono passati appena 21 anni dallo sbarco dei berberi, quando un’incursione delle forze mussulmane viene bloccata dalle forze di Carlo Martello (il nonno di Carlo Magno). Anche in questo caso non è dimostrabile che in caso di invasione araba delle terre dei Merovingi, la dominazione islamica sarebbe potuta durare fino ai nostri giorni e che, soprattutto, in presenza di una religione strutturata e capillarmente presente sul territorio come quella cristiana, non vi sarebbe stata produzione di “anticorpi” tale da respingere o da esprimere una sintesi religioso-culturale. Sintesi che sarebbe comunque stata possibile in presenza di dominatori arabi, ma che invece non è mai stata espressa quando il potere politico è stato in mano ai cristiani.

Da quanto si apprende dalla Storia, quindi, è stata più spesso la civiltà occidentale e cristiana a minacciare quella orientale-islamica, che non viceversa.





[i] Manuel Vaquero Pineiro – Fra cristiani e musulmani, economie e territori nella Spagna medievale –B. Mondadori 2008

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