giovedì 26 dicembre 2019

PERCHÉ LA CITTÀ PUNITA II parte

LA CITTA’ PUNITA


Parte II

La tregua sarebbe dovuta durare quattro mesi e venne stipulata il 21 settembre 1526.
In realtà entrambe le parti ne approfittarono per muovere le proprie pedine. Le forze imperiali erano già presenti a Milano con gli spagnoli al comando del Connestabile di Borbone ( ex comandante francese passato alle fila imperiali), ma erano necessari dei rinforzi per garantire il successo dell’operazione.  Dal Tirolo il comandante Georg Frundsberg impegnò i propri beni per poter assoldare 12000 uomini di quelle stesse terre, meglio noti come Lanzknecht (italianizzato Lanzichenecchi) e quindi iniziò una difficile discesa verso Milano per ricongiungersi con le forze del Borbone. Infine da Cartagena salpò il Viceré Carlo di Lannoy con 6000 soldati spagnoli, con l’obiettivo di insediarsi a Napoli; una vera e propria manovra a tenaglia.

Quali furono le mosse del Papa per scongiurare la morsa che l’impero sembrava stringere attorno alla città? Innanzitutto vi era un esercito, almeno formalmente, al comando del Duca di Urbino Francesco Maria della Rovere ed era una forza anche piuttosto consistente ( circa 35000 uomini). Purtroppo l’eterogenità delle forze e l’approccio “temporeggiatorio” del Duca, si rivelarono un elemento di grosso vantaggio per le forze imperiali visto che si sarebbe potuto colpirle (almeno quelle del Frundsberg) in un momento di estrema vulnerabilità: la marcia di avvicinamento a Milano.  
Altre forze a disposizione del pontefice erano le bande di Giovanni de’ Medici, chiamate bande nere a causa delle insegne listate a lutto dalla morte di uno dei precedenti pontefici: Leone X.
Fu proprio Giovanni dalle Bande Nere a disturbare le forze imperiali con maggiore incisività, al punto che i tedeschi lo chiamarono prontamente “il gran diavolo”.  Il de’Medici, infatti, applicò una tattica di schermaglie continue, di assalti alle linee di rifornimento, di attacchi veloci. Una vera e propria azione di logoramento che avrebbe visto amplificati i propri effetti se fosse stata accompagnata da un supporto delle forze del Duca di Urbino, o se anche fosse stata mantenuta per tutta la marcia verso Roma (applicando una vera e propria difesa in profondità), ma nessuna delle due cose avvenne.
Francesco Maria della Rovere era, anzi, piuttosto infastidito dall’iniziativa di Giovanni dalle Bande Nere che, vuoi per predisposizione genetica (era figlio di Caterina Sforza), vuoi per la sua giovane età  (morì a 28 anni),  non contemplava altro che L’assalto e l’Iniziativa, magari di notte o in condizioni di difficoltà del nemico.  
Il dalle Bande Nere non riuscì a continuare nella sua attività di logoramento dell’avversario dato che un colpo di falconetto lo ferì ad una gamba, proprio durante uno di questi scontri a Governolo, presso Mantova,  il 26 novembre del 1526; e  da quella ferita si produsse una cancrena che lo uccise 4 giorni dopo ( da questo episodio inizia il romanzo La città punita). 
Emblematico delle relazioni politiche del tempo fu l’episodio dei falconetti.  Vennero infatti ceduti alle forze imperiali dal Duca d’Este, precedentemente alleato del Papa, ma che di fronte ad una disponibilità di Carlo V di riconoscere il suo dominio sui territori di Ferrare Modena e Reggio, non esitò a fornire al Frundsberg l’artiglieria che gli consentì di “togliersi di mezzo” le fastidiosissime Bande Nere. 
Un altro episodio interessante fu il tradimento di Federico II Gonzaga che permise il passaggio delle forze imperiali attraverso ponte fortificato, mentre  queste erano inseguite dalle Bande Nere, chiudendo le porte del varco proprio all’arrivo del condottiero italiano. 

Anche quella sarebbe stata un’ ottima occasione per intrappolare le forze imperiali tra quelle della Lega ed il fiume, ma ancora una volta L’interesse particolari del singolo “principe” superò l’interesse generale di un’intera popolazione. Una volta ricongiunto, l’esercito si diresse verso Roma.

ROMA, REPUBBLICA:VENITE! (I parte)

Queste le tre parole vergate da Goffredo Mameli (avete presente l’inno “Fratelli d’Italia?) in un telegramma inviato all’indirizzo “Felice C...