venerdì 14 luglio 2023

Il SOGNO AMERICANO PRIMA DELL' AMERICA

 di Fabio Bertinetti

   

Con la locuzione "Sogno Americano" ci si riferisce alla speranza 
che attraverso il duro lavoro, il coraggio e la determinazione sia 
possibile migliorare il proprio tenore di vita e raggiungere la 
prosperita' economica che si desidera.

   Il sogno di migliorarsi ed emanciparsi grazie al lavoro e all'impegno e' connaturato con  l'essere umano.   La sua stretta relazione con le opportunita' che gli Stati Uniti d'America hanno sempre offerto e' un concetto relativamente recente e strettamente collegato sia con l'epopea della colonizzazione americana, che con i successivi sviluppi della rivoluzione industriale.

 

  Anche prima della scoperta dell'America (o comunque nello stesso periodo) c'era un impero che, in una diversa contestualizzazione, poteva rappresentare una specie di "Sogno americano", almeno per quanto riguarda la possibilita' che individui poveri e di umili estrazioni potessero raggiungere ruoli di amministrazione o addirittura di governo.

 

L'Impero di cui parleremo e' quello ottomano, mentre lo strumento che consentiva una simile "scalata" delle gerarchie sociali  era il Devshirme, la raccolta.

 

Venne istituito verso la fine del 1300 da quel sultano Murad I che mori' in battaglia a Kosovopolje ed era una forma di tassazione applicata ai territori cristiani conquistati dall'impero. Periodicamente, a rotazione, degli incaricati ottomani si recavano presso le popolazioni cristiane dei balcani (Serbi, Albanesi, Croati, greci), delle pianure ungheresi e delle localita' bulgare, per reclutare ragazzi molto giovani e promettenti.  Li toglievano per sempre dalla tutela della loro famiglia e li assegnavano a famiglie di contadini turchi. Vi rimanevano il tempo necessario per comprendere lingua, usi e costumi locali (mettendo anche alla prova le proprie qualita' fisiche). Successivamente venivano inviati a Costantinopoli ove ricevevano un'istruzione adeguata al ruolo che avrebbero svolto.

Alcuni di loro diventavano Giannizzeri, quindi soldati temuti e rispettati. Altri potevano fare carriera al palazzo del Topkapi (una sorta di corte per intenderci) fino ad arrivare a raggiungere il grado di "Gran Visir" che era il piu' importante e il piu' influente dei ministri (Pascia') del Sultano.

Il devshirme non prevedeva la conversione forzata all'Islam visto che la stessa religione musulmana la vieta espressamente.  Il vivere, pero', lontano dalle proprie famiglie facilitava la scelta di questi ragazzi che, una volta convertiti spontaneamente, avrebbero potuto godere di privilegi altrimenti negati.

 

Con il Devshirme, in pratica, l'impero ottomano rigenerava continuamente la propria classe dirigente, evitava la nascita di piccole o grandi nobilita' che avrebbero potuto contendere il potere al Sultano e sfruttava la tendenza al riscatto sociale che solitamente hanno le persone di origine piu' umile.

 

Tra il XVI e il XVII secolo il Devshirme veniva criticato aspramente dalle classi dirigenti europee (strettamente legate al diritto di sangue), per le quali sarebbe stata inammissibile l'ascesa sociale di un individuo con umile estrazione, con una diversa religione di origine e di un etnia completamente diversa.

In alcuni casi veniva sottolineato l'aspetto piu' "meritocratico" dell'istituto: ad esempio l'ambasciatore veneziano Marino di Cavalli, nel 1560,  auspicava che anche nella Repubblica potesse essere premiato piu' il merito degli umili che non il rango dei Patrizi.

 

In assoluto l'istituto del devshirme era utile a preveniere il sorgere di poteri locali con tradizione ereditaria, sia per la sua caratteristica di affidare le attivita' amministrative, di governo e di difesa a persone di origine straniera, sia per il fatto che un Sultano poteva sempre decidere liberamente di far strangolare chiunque si ribelllasse.   Innegabilmente era uno strumento che svelava molti aspetti crudeli, sia nel reclutamento forzato che nella condizione in cui i giovani "raccolti" venivano istruiti e formati.

 

Non solo il Devshirme, comunque, permetteva agli umili di emergere, ma anche la possibilita' per chiunque di convertirsi all'Islam (anche in eta' adulta) consentiva agli emarginati, ai prigionieri di guerra o ai semplici fuggiaschi di "rifarsi una vita" lontano dal loro paese di origine e magari facendo carriera come mercante, marinaio e corsaro.


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