di Fabio Bertinetti
Il sogno di
migliorarsi ed emanciparsi grazie al lavoro e all'impegno e' connaturato con l'essere umano. La sua stretta
relazione con le opportunita' che gli Stati Uniti d'America hanno sempre
offerto e' un concetto relativamente recente e strettamente collegato sia con
l'epopea della colonizzazione americana, che con i successivi sviluppi della
rivoluzione industriale.
Anche prima
della scoperta dell'America (o comunque nello stesso periodo) c'era un impero
che, in una diversa contestualizzazione, poteva rappresentare una specie di
"Sogno americano", almeno per quanto riguarda la possibilita' che
individui poveri e di umili estrazioni potessero raggiungere ruoli di
amministrazione o addirittura di governo.
L'Impero di cui parleremo e' quello ottomano, mentre
lo strumento che consentiva una simile "scalata" delle gerarchie
sociali era il Devshirme, la
raccolta.
Venne istituito verso la fine del 1300 da quel sultano
Murad I che mori' in battaglia a Kosovopolje ed era una forma di tassazione
applicata ai territori cristiani conquistati dall'impero. Periodicamente, a
rotazione, degli incaricati ottomani si recavano presso le popolazioni
cristiane dei balcani (Serbi, Albanesi, Croati, greci), delle pianure ungheresi
e delle localita' bulgare, per reclutare ragazzi molto giovani e
promettenti. Li toglievano per sempre
dalla tutela della loro famiglia e li assegnavano a famiglie di contadini
turchi. Vi rimanevano il tempo necessario per comprendere lingua, usi e costumi
locali (mettendo anche alla prova le proprie qualita' fisiche). Successivamente
venivano inviati a Costantinopoli ove ricevevano un'istruzione adeguata al
ruolo che avrebbero svolto.
Alcuni di loro diventavano Giannizzeri, quindi soldati
temuti e rispettati. Altri potevano fare carriera al palazzo del Topkapi (una
sorta di corte per intenderci) fino ad arrivare a raggiungere il grado di
"Gran Visir" che era il piu' importante e il piu' influente dei
ministri (Pascia') del Sultano.
Il devshirme non prevedeva la conversione forzata
all'Islam visto che la stessa religione musulmana la vieta espressamente. Il vivere, pero', lontano dalle proprie
famiglie facilitava la scelta di questi ragazzi che, una volta convertiti
spontaneamente, avrebbero potuto godere di privilegi altrimenti negati.
Con il Devshirme, in pratica, l'impero ottomano
rigenerava continuamente la propria classe dirigente, evitava la nascita di
piccole o grandi nobilita' che avrebbero potuto contendere il potere al Sultano
e sfruttava la tendenza al riscatto sociale che solitamente hanno le persone di
origine piu' umile.
Tra il XVI e il XVII secolo il Devshirme veniva
criticato aspramente dalle classi dirigenti europee (strettamente legate al
diritto di sangue), per le quali sarebbe stata inammissibile l'ascesa sociale
di un individuo con umile estrazione, con una diversa religione di origine e di
un etnia completamente diversa.
In alcuni casi veniva sottolineato l'aspetto piu'
"meritocratico" dell'istituto: ad esempio l'ambasciatore veneziano
Marino di Cavalli, nel 1560, auspicava
che anche nella Repubblica potesse essere premiato piu' il merito degli umili
che non il rango dei Patrizi.
In assoluto l'istituto del devshirme era utile a
preveniere il sorgere di poteri locali con tradizione ereditaria, sia per la
sua caratteristica di affidare le attivita' amministrative, di governo e di
difesa a persone di origine straniera, sia per il fatto che un Sultano poteva
sempre decidere liberamente di far strangolare chiunque si ribelllasse. Innegabilmente era uno strumento che svelava
molti aspetti crudeli, sia nel reclutamento forzato che nella condizione in cui
i giovani "raccolti" venivano istruiti e formati.
Non solo il Devshirme, comunque, permetteva agli umili
di emergere, ma anche la possibilita' per chiunque di convertirsi all'Islam
(anche in eta' adulta) consentiva agli emarginati, ai prigionieri di guerra o
ai semplici fuggiaschi di "rifarsi una vita" lontano dal loro paese
di origine e magari facendo carriera come mercante, marinaio e corsaro.
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